Gallerie Popongo

Esplorazioni in Piaggia Bella durante il campo 2008.
Per il campo 2009, l'invito è aperto, la situazione eccellente, la bebertuvideodeep è con voi!!!



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RICAPITOLANDO...


AGOSTO 2007


Bene..Sono passate due estati, e già si può pensare di ricapitolare qualcosa. Il tutto comincia nell'agosto 2007: partiamo per Cuneo, Thomas ed il sottoscritto, direzione Piaggia Bella.

Io non ci sono mai stato.
Quando arriviamo al campo c'è già un sacco di gente in capanna intenta a giocare a Tokio. Ci sistemiamo e ascoltiamo parlare di obiettivi esplorativi per le due settimane a venire. Io non so, non so niente del sistema, sono arrivato di notte e non ho nemmeno visto l'entrata di PB.
I giorni seguenti vedono varie uscite in varie grotte diverse e tra i boccali di vino si parla di un ritorno all'oltre sifone dei Piedi Umidi, zone che da più di vent'anni non vedono testa d'uomo.
Si prepara il puntone: 11 persone si immergono in PB ed impiegheranno 11 ore prima di arrivare, tra incidentelli vari, al luogo conclamato, per poi ri-schizzare fuori lasciando di guardia cinque della banda: Thomas, Andrea, Christophe, Marcolino ed io. Lì, iniziamo a mettere luce su quello che da tanto tempo era rimasto al buio: le Chiabrera, la via del fiume, l'enorme crollo che risale fino al Passo del Pazzo e per ultimo la finestrella che vi occhieggia sopra, pisciando acqua. Bel posto!
Sulla via del ritorno Andrea ci indica una scappatoia d'aria al lato del fiume: dovrebbe essere Lui, l'Orologio a Cucù. Ci infiliamo io e Thomas: stretto ma continua. Torniamo a chiamare Marcolino ed in tre giungiamo, dopo un lungo cunicolare, in una saletta in cui s'affaccia un meandrone che risale (o almeno così erano i miei ricordi in quel momento). C'è comunque un casino d'aria.

Vediamo la scritta G.D.V. '83, ci sbagliamo a pensare che vent'anni prima fossero giunti di lì dal Visconte e non invece che fosse il limite delle esplorazioni. Torniamo indietro ed usciamo fuori.
Tre giorni dopo vogliamo tornare a vedere. Partono quattro italiani e tre croati.

Il resto dell'episodio lo conosciamo tutti bene...

Passa un anno. AGOSTO 2008.

Rieccoci. Ancora capanna. Stavolta siamo i primi.

Con noi c'è Irina Biletska, un'ucraina Kruberista arrivata dalle terre bresciane, gettatasi nel 5Luglio in Apuane, catturata e traghettata in Marguareis per pura deviazione del caso. Dopo i primi giorni il campo si popola di personaggi da ogni dove, più l'unico gruppo ufficiale, quello dei liguri, coi quali organizziamo punte a Omega8 e Jean Noir, entrambe finite in strettoia.
Poi finalmente il ritorno all'oltresifone. Martina, Thomas, Irina ed io. Entriamo in grotta l'8 di agosto, ad un anno esatto dall'incidente, con lo straniero in punta, a 25 anni dalla giunzione con il Lady Fortuna e a 50 dall'anno dell'arrivo sul fondo di PB (Dematteis, Gozzi, Volante, Saracco, Fusina). Troppe ricorrenze perché non succeda niente di bello né di brutto.

Ed invece non accadrà proprio nulla, perché ritornati sul Cucù ci rendiamo conto che il meandro che ricordavo è un'enorme spaccatura tirante aria (che in pianta dovrebbe rimanere tra le Camelot e le nuove zone di cui parleremo tra poco) mentre l'altra possibilità è una specie di buco o galleria orizzontale poco definibile, a 6-7 metri di altezza da terra su roccia marcissima, dove nonostante Irina si accinga a tentare un traverso con corda assicurata ad uno spunzone di roccia obliquo in discesa, viene persuasa a scender giù prima che il lungo cunicolo stretto che ci divide dalla zona a valle diventi per la vicenda troooppo stretto. Usciamo fuori, un anno dopo, ancora di notte, ma indenni.
Passano molti giorni ma la voglia di ritornar laggiù stenta a farsi vedere in giro. Thomas se ne va coi cuneesi, la Martina è scappata in bicicletta e Irina parte per altri viaggi. I piemontesi sono a valle e rimangono solo i liguri tutti presi per Omega8.

Ne parlo a loro e qualcuno si esalta, nonostante il campo stia per finire, in un giorno piovoso in cui l'unica idea era quella di restarsene a letto. Enrico si alza e dice che ci sta.

Partiamo: Enrico, Wigghins, Stefano ed io. Arriviamo in Kalenda Maya e decidiamo di rivedere il gallerione a monte. Dopo un lungo passaggio sotto massi crollati, sbuchiamo sotto delle pareti con le corde dall'alto: le risalite di Marantonio dove durante l'arrampicata gli schizzarono giù i guanti. Seguiamo tutti il percorso fino a uno stretto meandro in cui ci infiliamo solo Enrico ed io, arrivando a successive risalite sotto l'acqua. Qui finiscono le corde e, bagnati, pensiamo di finire con il giretto anche noi. Torniamo giù verso il sifone.

Dopo una "breve" pausa (e dopo aver salvato il trapano di Giulio), decidiamo di partire per il “Passo del Pazzo". La finestrella allieta tutti, siamo in terra savonese (Gabriello Chiabrera) e l'unico savonese tra noi sei tu: tocca a te. Enrico si accinge a risalire, e conclude in trionfo. Lassù, dopo il piccolo passaggio, si apre “Fin Lassù”: spaccatura enorme davanti a noi, con pisci d'acqua dall'alto e gallerie e condotte ai lati.

Risaliamo ancora. Enrico e Stefano da una parte, io e la Wigghins dall'altra. Da sotto un sasso becchiamo un meandrino che poi arrampichiamo, ma dopo poco sembra già di non essere più nei bei posti grandi di prima. Dopo poco vediamo il soffitto: siamo in una galleria freatica tutta concrezionata che continua in due direzioni. Arrivano gli altri e ci gettiamo a vedere dove porta la prima. Dopo varie diramazioni conclude in un letto di calcite bianca troppo vicino al soffitto per passarci. Rileviamo (saranno le Vai Vai Kebab). Poi dall'altra parte; e qui il gioco si fa più eccitante, perché inizialmente la galleria prende forma rotonda con grossi skellops, poi s'incrocia con un altro meandro ruscellante acqua che repentinamente risaliamo. E' il letto di un fiume che prosegue per 200 metri circa, stringendosi e allargandosi, fino a sbucare su una frana. Bellissimo. Per oggi va bene, dobbiamo anche rilevare. Felicissimi facciamo una foto, prendiamo le misure e leviamo le gambe.
Alla notizia giungono e ritornano tutti all'ovile pronti a rientrare immediatamente: Toscana-Liguria-Piemonte in sodalizio estivo. Si riparte; stavolta mancano Enrico e Stefano ma in più abbiamo Giulio, Marcolino, Lucido e Thomas. Ritorniamo all'ultima saletta, due passi dietro un masso e sembra aprirsi qualcosa. Ci addentriamo e il “qualcosa" si fa più grande e buio, un liscio soffitto piano sopra di noi: siamo in una grande faglia orizzontale in salita, con forte inclinazione di cui non si vede la fine. Risulterà della lunghezza di 210 metri e si chiamerà Popongo!
La galleria finisce in alto sugli scisti impermeabili in luoghi stretti. Sul soffitto e ai lati ci sono svariati arrivi e meandri che gettano acqua, dei quali ne abbiamo risaliti due nella medesima punta senza però scoprire grandi prosecuzioni. A valle confluiscono le varie acque che si gettano nel meandro iniziale e compongono il fiume che probabilmente è lo stesso dei Piedi Umidi (il fine punta si è concluso con la discesa del fiume a valle dall'attacco con le Vai Vai Kebab fermandosi su un pozzo da 20).

AGOSTO 2009

Personalmente mi auguro un ritorno di tutti per un ennesimo campo in capanna e quindi in Popongo. Gli obiettivi da vedere ancora sono: 1) vari arrivi in Popongo; 2) meandro laterale appena sopra la finestrella del Passo del Pazzo e condottina che gli sta di fronte; 3) Fin Lassù: tutto da vedere (e non è poco..); 4) discesa del fiume ferma su pozzo da 20. Tutto ciò relativo alle nuove gallerie. In alternativa: risalita in Galadriel con possibile (oltre che molto comoda) giunzione con le Vai Vai Kebab.

E poi ho sentito parlare di un certo Khyber Pass...

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